Progetto Acquamotricità

Progetto Acquamotricità


Benefici dell’attività in acqua per i soggetti disabili inseriti nella scuola

Presso la piscina “Olimpia” di Colle Val D’Elsa, un grande impianto molto curato, con condizioni igienico ambientali ottimali, accogliente e funzionale, abbiamo potuto osservare le conseguenze positive dal punto di vista personale e sociale, ottenute nel tempo da ragazzi e bambini disabili, affetti da autismo o con disturbi multipli sfogati in iperattività e ritardi. Mi sono trovato a riflettere sull'ambiente gioioso, giocoso e non discriminante che è, o può diventare una piscina. Una scuola che si pone come obiettivo primario l'integrazione futura, può utilizzare anche l'attività in piscina per perseguire tale finalità.
Per questo abbiamo pensato un'attività scolastica di nuoto, anche finalizzata all'integrazione degli alunni disabili. Prima di occuparci della proposta tecnica applicabile in acqua, è importante sottolineare questo aspetto perché l'attività acquatica con persone disabili non è da considerarsi solo sul piano ricreativo, che pure ha la sua enorme importanza, ma come parte integrante di un progetto complessivo rivolto alla persona svantaggiata. Partendo dalle sue capacità e dalle sue potenzialità, spesso insospettabili senza un'attenta verifica con stimoli adeguati, l'obiettivo che ci si è posti anche attraverso attività come l'acquaticità è stato ed è quello di raggiungere il più alto livello di autonomia possibile per ciascuno, favorendo contemporaneamente quel processo, tanto importante per un disabile, che è l'integrazione nel contesto sociale. Sappiamo anche quanto ciò può essere difficile con persone che presentano gravi carenze a livello psichico ed è qui che emerge l'importanza del contatto corporeo che in acqua diventa, il più delle volte, inevitabile. Naturalmente diverse saranno le modalità o le tecniche, ma invariati resteranno gli obiettivi: autonomia personale, sociale e integrazione. Le capacità apprese e sviluppate, durante l'attività preparatoria negli spogliatoi prima e dopo l’ingresso in acqua, trovano spesso applicazione nelle funzioni relative alla vita quotidiana e di relazione.
I risultati migliori con questo lavoro si ottengono lavorando con gruppi di persone che presentano insufficienze mentali lievi o medio-lievi (es. trisomia 21). Chi propone l'attività deve essere parte attiva dimostrando cioè gli esercizi e partecipando ai giochi proposti ed essere consapevole che qualsiasi forma di relazione si instauri con gli allievi deve passare attraverso un solido rapporto di fiducia.
L'integrazioneva intesa come possibilità di integrare i comportamenti dei diversi componenti di un gruppo. L'esperienza che un diversamente abile vive è sì positiva sul fronte del raggiungimento di determinate capacità ma, al tempo stesso, significativa per quel che riguarda la socializzazione. E questo può valere per qualsiasi forma di handicap. Che fare, però, in presenza di disabilità fisica grave? Anche in questo caso occorre perseguire autonomia e integrazione.
Quando un disabile entra in acqua subentrano tutte quelle modificazioni di cui si è detto in precedenza. In questa fase sono richiesti l'attenzione e la gradualità necessarie, e il rispetto dei tempi di ciascuno nell'affrontare la nuova esperienza, al fine di evitare che una comprensibile ansia si trasformi in una vera e propria fobia dell'acqua, con un conseguente rifiuto che, a volte, può rivelarsi importante. L'esperienza ha insegnato che proporre quest' attività a persone con problemi psichici, che associavano forme di psicosi o d'autismo anche gravi, ha determinato ottimi risultati. Si sono ridotte molte manifestazioni d'ansia o di vera e propria paura nei confronti del mondo esterno, in alcuni casi sono addirittura scomparse crisi psicotiche con manifestazioni d'aggressività. Le
condizioni ambientaligiocano un ruolo importante e sono un corollario indispensabile per la nostra attività. Questa può essere praticata nel modo migliore in un ambiente tranquillo e non troppo affollato, l'impianto deve possedere una vasca di piccole dimensioni con una profondità variabile tra gli 100 e i 120 cm.; la temperatura deve oscillare intorno ai 30°, e comunque mai al di sotto dei 28°. L'impianto della piscina “Olimpia” ha queste caratteristiche. Adatta sia ad attività sportive che terapeutiche-riabilitative la STRUTTURA è stata realizzata pensando anche a chi è disabile: la piscina infatti è accessibile a chiunque, non presenta barriere architettoniche: spogliatoi, docce e piano vasca sono facilmente raggiungibili. Tra il materiale occorrente: tappeti, teli galleggianti, giochi di vario genere purché colorati e stimolanti, per svolgere, in questo modo, un lavoro veramente globale nei percorsi propedeutici finalizzati all'acquisizione e al miglioramento dell'equilibrio, della respirazione, dello schema corporeo e del rilassamento.

Prof.re Alessandro Di Bartolo